Il Diavolo Veste Prada by Lauren Weisberger

Il Diavolo Veste Prada by Lauren Weisberger

autore:Lauren Weisberger
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-08-23T16:00:00+00:00


11

Il cellulare si mise a suonare. Con sforzo titanico la mia coscienza riaffiorò in superficie, quel tanto che bastava per chiedermi se poteva essere lei. Dopo un lento processo di orientamento - Dove sono? Che giorno è? - realizzai che era sabato mattina, e che un cellulare che squillava alle otto non era di certo un buon segno. Nessuno dei miei amici si sarebbe svegliato prima di mezzogiorno, e dopo anni di discussioni, i miei genitori si erano finalmente arresi al fatto che per la loro bambina il riposo del sabato mattina era un diritto sacro e irrinunciabile.

Cercai di trovare una valida ragione per rispondere. Mi tornò in mente quello che aveva detto Emily il primo giorno, quando mi aveva dato il cellulare aziendale, così allungai un braccio, afferrai il cellulare e risposi appena in tempo.

«Pronto» dissi, soddisfatta che la mia voce suonasse forte e chiara, come se, invece di essere riemersa da un sonno catatonico, avessi passato le ultime ore a lavorare.

«Buongiorno, tesoro! Meno male che sei sveglia. Volevo soltanto dirti che siamo sulla Terza Avenue, all'altezza della Settantesima strada. Saremo lì tra pochissimo, va bene?» La voce di mia madre rimbombava attraverso il filo. Il trasloco! Era il giorno del trasloco! I miei avevano accettato di darmi una mano a impacchettare la mia roba e trasferirla nel nuovo appartamento che avevo affittato insieme a Lily.

Noi avremmo portato via gli scatoloni di vestiti (tanti, visto che ormai avevo definitivamente adottato il look «Runway»), ed e gli album fotografici, mentre i traslocatori se la sarebbero vista con il letto e il resto dei mobili.

«Oh, ciao, mamma» sbadigliai. Potevo rilassarmi. «Pensavo che fosse lei.»

«No, oggi ti prendi una pausa. Dove parcheggiamo? C'è un garage dalle tue parti?»

«Sì, proprio sotto casa, si entra dalla Terza Avenue. Dai il numero del mio appartamento e ti faranno uno sconto. Devo ancora vestirmi, ci vediamo tra poco.»

«Va bene, tesoro.»

Ricaddi sul cuscino e presi in esame l'ipotesi di tornare a dormire. Ma la vedevo dura, soprattutto considerando che i miei erano venuti apposta dal Connecticut per aiutarmi a traslocare. Proprio in quel momento, suonò la sveglia. Dunque non mi ero dimenticata il trasloco! Era confortante scoprire che nonostante tutto i miei neuroni funzionavano ancora.

Alzarmi fu persino più duro degli altri giorni, anche se mi ero concessa qualche ora in più di sonno. C'era una piccola pila di vestiti accanto al letto, gli unici miei averi che non avessi ancora chiuso in una scatola, oltre allo spazzolino da denti. Mi infilai i pantaloni della tuta in poliacetato, la felpa con il cappuccio e un paio di sneacker sgangherate. Buttai giù l'integratore vitaminico della mattina e sentii il citofono suonare.

«Ciao, vi apro.»

Dopo un minuto bussavano alla porta, ma invece dei miei mi trovai davanti Alex. Aveva un aspetto trasandato, ma decisamente sexy: jeans invecchiati calati sui fianchi, e T-shirt aderente con maniche lunghe. Cercava di mascherare gli occhi rossi dietro un paio di occhiali dalla sottile montatura metallica. Lo abbracciai, lì sulla soglia. Non lo vedevo dalla domenica precedente, quando ci eravamo dati appuntamento per un tè a metà pomeriggio.



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